Ableton Live 12.2 novità: tutte le nuove funzioni che ti svolteranno il workflow
Bella vez, pronto a scoprire tutte le Ableton Live 12.2 novità? Questo aggiornamento di Ableton Live porta una valanga di funzioni fresche e miglioramenti, grandi e piccoli, pensati per rendere la produzione musicale ancora più creativa e scorrevole. Te ne parlo qui con tono informale, come farei con un amico in studio, per capire insieme come Ableton Live 12.2 ci semplifica la vita e ci ispira nuovi suoni. Dalle novità più importanti – il completo redesign di Auto Filter, il nuovo dispositivo Expressive Chords, i miglioramenti a Meld e Roar, il browser rivoluzionato, la funzione Bounce to New Track e le chicche per Push – fino alle piccole modifiche sotto il cofano, vedremo come ognuna impatta il tuo workflow creativo e tecnico.
Bene, entriamo nel vivo: ecco tutte le Ableton Live 12.2 novità spiegate e perché ti faranno venir voglia di correre a produrre musica!
Auto Filter ridisegnato e nuovi filtri DJ, Comb, Vowel
Auto Filter c’è fin dalle prime versioni di Live, ma in Ableton Live 12.2 è come se fosse rinato con un look e sound tutto nuovo. Appena lo apri noti l’interfaccia ridisegnata: più curata, moderna e con una visualizzazione in tempo reale dell’onda filtrata che ti fa vedere esattamente come stai scolpendo il suono. Ma soprattutto, ora ci sono nuovi tipi di filtro davvero creativi tra cui scegliere. Oltre ai classici Low-pass, High-pass, Band-pass e Notch, spuntano tre chicche chiamate DJ, Comb e Vowel (insieme ad altri come Resampling e Notch+LP). Il filtro DJ emula quei filtri da mixer DJ, perfetti per fare transizioni morbide tagliando bassi o alti con un singolo knob – immagina i classici sweep nei build-up dei pezzi EDM. Il Comb invece aggiunge delay microscopici che creano cancellazioni di fase, regalando risonanze metalliche e effetti tipo flanger/chorus ideali per sound design sperimentali. Il filtro Vowel infine è forse il più divertente: si comporta come un filtro formante, dando al suono una qualità “vocale” (da A-E-I-O-U per intenderci) – prova a metterlo su un synth per ottenere wah-wah e suoni che sembrano parlare, perfetti per linee dubstep o lead psichedelici.
Le novità non finiscono qui: Ableton ha introdotto anche un nuovo circuito di filtro chiamato DFM che offre un carattere analogico più caldo e saturo (un bel boost di armoniche piacevoli che noterai subito muovendo il filtro), mentre ha semplificato i circuiti eliminando quello vecchio meno utile (RIP modalità SMP). Inoltre la sezione di modulazione dell’Auto Filter è stata potenziata e resa più flessibile. Ora hai controlli migliorati per l’LFO e l’inviluppo, con la possibilità di modulare il filtro in modo ancora più preciso e musicale. Ci sono anche nuovi controlli di mix (dry/wet) che ti permettono di dosare l’intensità dell’effetto, mescolando il segnale filtrato con quello pulito: una manna per aggiungere un pizzico di filtro senza stravolgere il suono originale. Tutto questo si traduce in maggiore controllo creativo: puoi scolpire il timbro dei tuoi strumenti in modo più fine, oppure spingere il filtro a estremi mai visti prima in Live, il tutto con un’interfaccia chiara che invoglia a smanettare. In pratica, un effetto che magari davi per scontato ora torna al centro della scena: scommetto che ti troverai a esplorare queste nuove modalità di Auto Filter e a tirare fuori dal cilindro movimenti e texture che prima erano difficili da ottenere senza plugin esterni. Insomma, Auto Filter versione 12.2 è un vero upgrade sia estetico che sonoro, che può dare una ventata d’aria fresca ai tuoi workflow di sound design ed effetti.
Expressive Chords: accordi complessi a portata di mano (e di MPE)
Tra le novità di Ableton Live 12.2 ce n’è una che farà felici sia i musicisti in erba sia i producer navigati in cerca d’ispirazione armonica: il nuovo dispositivo Max for Live Expressive Chords. Di che si tratta? In parole povere, è uno strumento generatore di accordi MPE che ti permette di suonare accordi ricchi e complessi premendo un solo tasto o pad. Immagina di poter esplorare progressioni armoniche sofisticate senza dover conoscere necessariamente tutte le diteggiature al pianoforte: premi una nota, ed ecco che esce un accordo intero, magari una bella quadriade jazz o un accordo sospeso pieno di colore. Expressive Chords è progettato proprio per questo: ti fa uscire dai soliti giri di accordi e dalle scale tradizionali, invitandoti a “andare a orecchio” e scegliere ciò che suona bene, anche se teoricamente è fuori dalle regole. Puoi sperimentare progressioni inaspettate, modulazioni, e creare quella tensione emotiva in un attimo, dove prima magari avresti dovuto provare mille voicing manualmente.
La parte davvero interessante è nel nome: Expressive. Questo dispositivo supporta l’MPE (MIDI Polyphonic Expression), il che significa che se hai un controller adeguato (ad esempio il Push 3 di Ableton con i pad espressivi, oppure una tastiera/sequencer MPE tipo Roli, Linnstrument e simili) puoi aggiungere espressività ad ogni singola nota dell’accordo. In pratica, ogni nota del tuo accordo risponde a slide, bend e aftertouch indipendenti: puoi modellare il suono dell’accordo tenendo premuto il pad e muovendo il dito, dando vita a accordi animati e vivi – pensali come accordi che “respirano”, dove magari la terza si alza di un semitono con un bend delicato, o il vibrato interessa solo certe note. Anche con un normale MIDI controller senza MPE, comunque, Expressive Chords fa la sua figura: usi semplicemente velocity o MIDI CC per aggiungere espressione alle note e ottieni comunque variazioni dinamiche interessanti.
Dal punto di vista pratico, questo dispositivo è utilissimo per sbloccare il blocco creativo quando devi trovare nuovi accordi per un pezzo. Puoi far scorrere preset di progressioni o addirittura importare le tue (basta inserire una progressione MIDI e usarla come base, così ho letto ) per poi suonarle con un dito. Ti aiuta anche tecnicamente: invece di creare tracce separate o duplicare MIDI per provare armonizzazioni diverse, puoi fare tutto in uno strumento, in tempo reale, mentre jammi. Il risultato? Un flusso compositivo più immediato e divertente. Meno teoria da spremere sul momento, più feeling e sperimentazione. E quando trovi l’accordo giusto, è già tutto registrato: potrai sempre estrarre il MIDI se vuoi editarlo a mano dopo. Personalmente trovo che Expressive Chords sia uno di quei tool che ti fanno esclamare “wow, avrei voluto averlo prima!”. Ti viene voglia di inserire accordi improbabili nei tuoi brani e di aggiungere quell’espressività tipica di un chitarrista o di un pianista virtuoso… anche se, come me, suoni con 10 dita tutte e due le mani sinistre! Insomma, Ableton Live 12.2 qui ci regala un compagno per creare armonie più ricche senza sforzo, e non vedo l’ora che tu lo provi nei tuoi progetti per vedere che magie tirerai fuori.
Meld: nuovo oscillatore di accordi e LFO “Scrambler” per sound design esplosivo
Passiamo ora a Meld, il sintetizzatore introdotto con Live 12 Suite che in questo update 12.2 riceve due potenziamenti molto gustosi. Se ami creare suoni complessi, pad evolutivi o bassline massicce, queste aggiunte fanno al caso tuo. La prima novità è il nuovo oscillatore “Chord”: in parole semplici, è un generatore che ti fa suonare un intero accordo con una singola nota MIDI. Sotto il cofano, l’oscillatore Chord di Meld mette insieme quattro onde a dente di sega (sawtooth) accordate tra loro a formare un accordo. Puoi scegliere e variare la forma dell’accordo (ad esempio maggiore, minore, quartali, accordi aperti, ecc.) e regolare l’inversione – cioè quale nota sta al basso – direttamente con due controlli intuitivi. Il bello è che Meld è consapevole della scala: significa che se nel set di Live hai impostato una scala o un’intonazione particolare, l’oscillatore Chord la segue automaticamente. Traduzione: niente note fuori tonalità anche se giochi con voci complesse; puoi spostarti di nota in nota e l’accordo generato si adatterà alla tonalità del tuo brano. Immagina quanto è utile questo in studio: vuoi riempire il pezzo con un pad accordale enorme? Basta una nota tenuta con Meld in modalità Chord e ottieni un tappeto sonoro già armonizzato e spesso, senza dover istanziare quattro synth diversi o scrivere quattro voci di accordo a mano. Dal punto di vista creativo, dà un sacco di soddisfazione: puoi creare supersaw epiche e accordi stile trance con facilità, oppure giocare con accordi dissonanti e modulanti spostando un solo dito. Ti toglie un bel po’ di lavoro tecnico e ti permette di concentrarti su come evolve il suono.
La seconda novità di Meld è un nuovo tipo di LFO effect chiamato Scrambler. Ora, già Meld di suo aveva bei modulatori, ma questo Scrambler LFO è particolare: invece di generare la solita onda modulante (seno, triangolo, random, ecc.), modifica in tempo reale l’ampiezza e la forma del segnale di modulazione stessa, attraverso una serie di permutazioni (da qui il nome “scrambler”, mescolatore). In pratica, crea delle forme d’onda di LFO davvero inusuali e complesse, un po’ come se spezzettasse e ricombinasse la modulazione, dando risultati quasi glitch o comunque non lineari. So che a parole suona astruso – in definitiva, quel che conta è che ti dà forme di LFO “matte”, piene di variazioni interne, con cui modulare qualunque parametro del synth. Puoi usarlo a velocità alte per ottenere modulazioni rapidissime e caotiche, quasi come se fossero suoni a sé (pensa a creare timbri in stile west-coast synth, dove l’LFO veloce diventa un modulatore audio), oppure a velocità lente per dare vita a movimenti imprevedibili e organici nei tuoi pad e texture ambientali. Non serve capire esattamente come sta permutando l’onda: basta ascoltare il risultato e sorridere quando senti quel filtro che non sta mai fermo allo stesso modo o quella forma d’onda che muta continuamente carattere.
In termini di workflow, queste migliorie a Meld significano due cose: suoni più ricchi in meno tempo e più possibilità sonore a portata di click. Prima, se volevi un accordo da una nota sola, magari duplicavi la MIDI su più voci o usavi un plugin ad hoc; ora è integrato, veloce e “in scala”. E per modulazioni complesse, dovevi impazzire con automazioni disegnate a mano o chain di LFO nidificati; con Scrambler basta attivarlo e sperimentare, lui fa il lavoro sporco di generare variazioni. Io personalmente amo l’idea di avere un LFO semi-casuale che però posso comunque sincronizzare e controllare a grandi linee: è l’ideale per trovare quel punto di equilibrio tra controllo e happy accident che spesso porta ai suoni migliori. Quindi, se ti piace progettare suoni particolari, con Live 12.2 il tuo arsenale si è ampliato: Meld ora è ancora più potente e divertente da usare, e potrai spingere la sintesi un gradino oltre senza uscire da Ableton.
Roar: saturazione modulare con filtro Dispersion e delay controllabile via MIDI
Restando in tema di sound design e strumenti avanzati della Suite, diamo un’occhiata a Roar. Per chi non lo conosce, Roar è un effetto di saturazione e modulazione molto flessibile introdotto in Live 12 Suite, un po’ una creatura multi-funzione per distorcere, filtrare e manipolare suoni in modo creativo. Bene, Ableton Live 12.2 aggiunge anche qui delle novità succose che ti faranno venir voglia di sperimentare. La prima è un nuovo tipo di filtro interno chiamato Dispersion. Questo filtro si inserisce nel circuito di saturazione di Roar e, come suggerisce il nome, aggiunge una sorta di dispersione delle frequenze: in pratica, è come se “smussasse” e diffondesse certe frequenze creando un effetto di colore particolare, quasi come una specie di riverbero corto o allargamento stereo (azzardo un paragone: hai presente la Diffusione nel delay Echo di Ableton? Ecco, immagina qualcosa del genere applicato alla distorsione). Il risultato è che la saturazione di Roar può assumere timbriche nuove: con Dispersion ottieni un suono distorto più spazioso e granuloso, utile per dare profondità a un lead aggressivo o far ruggire (eh sì, to roar) un basso aggiungendo risonanze che si allargano nell’immagine stereo. È un parametro di cui probabilmente ti innamorerai smanettando, perché basta attivarlo e regolare il mix giusto per passare da una saturazione “in faccia” a qualcosa di più sfumato e ambient, magari ideale per intro e break.
La seconda grande aggiunta è un nuovo Delay Routing Mode in Roar, insieme ad un’inedita possibilità di sidechain MIDI e audio esterna. Roar infatti ha al suo interno una sezione di delay/feedback (lo avrai notato se l’hai mai usato per far rimbombare il suono con ripetizioni). Ora con Live 12.2 puoi scegliere come quel delay è instradato (routing): ad esempio puoi probabilmente passare da un feedback classico a un routing in parallelo o un ping-pong – Ableton non dà troppi dettagli verbali, ma essenzialmente hai più controllo su come il segnale rimbalza dentro l’effetto. Questo già di per sé è ottimo per plasmare effetti di delay distorti unici. Ma la vera chicca da smanettoni è la possibilità di utilizzare un sidechain MIDI per controllare la tonalità del feedback quando Roar è in modalità “Note”. Tradotto: puoi mandare note MIDI a Roar e queste influenzeranno il pitch delle sue code di feedback, come se suonassi il feedback come un oscillatore! In pratica Roar non è più solo un effetto, diventa quasi uno strumento ibrido: immagina di lanciare un rumore o un suono dentro Roar, attivare il feedback e poi, tramite MIDI, fargli seguire una sequenza di note – otterrai una serie di risonanze accordate a quella sequenza, come un delay melodico. Le possibilità creative qui sono enormi: puoi creare droni e pad ultraterreni modulando un suono qualunque e facendolo “cantare” in accordo con la tua traccia, oppure costruire effetti stile risascron (tipo il classico suono di feedback che sale di tono per creare tensione) controllandoli precisamente via MIDI. E non dimentichiamo che c’è anche il sidechain audio esterno: quindi puoi usare l’input di un’altra traccia per modulare parametri di Roar, magari per fare compressione multibanda creativa o effetti pumping sincronizzati al beat.
In termini di workflow, tutte queste aggiunte a Roar significano più versatilità e integrazione. Prima magari per ottenere un delay che seguisse la tonalità dovevi arrangiarti con rack complessi o plugin di terze parti; ora ce l’hai integrato e facilmente automatizzabile nel set Live. Anche solo la possibilità di suonare la risonanza via MIDI rende Roar un giocattolo sonoro incredibile durante le jam: puoi improvvisare con un effetto come se fosse un synth, aggiungendo un livello di performance live inaspettato. Tecnicalmente, ti velocizza certe operazioni: invece di fare resampling di un feedback per accordarlo, premi direttamente i tasti. E creativamente, beh, apre strade nuove – ad esempio creare transizioni e riser particolari, effetti dissonanti che diventano consonanti al drop, o suoni completamente folli per musica elettronica sperimentale. Se hai la Suite, ti consiglio di dedicare una sessione solo a Roar: attivi Dispersion, provi i vari routing del delay e inizi a mandargli note MIDI a caso… vedrai che mezz’ora vola via tra wow e sorrisi, e magari ci scappa pure qualche campionamento da riutilizzare in tracce future.
Browser rinnovato: Quick Tags, icone personalizzate e ricerca più efficiente
Non so te, ma una delle cose che può spezzare la creatività durante una sessione è perdere tempo a cercare il suono giusto in libreria. Ableton evidentemente lo sa bene, e con Live 12.2 ha messo mano al Browser, ovvero la sezione dove navighi tra suoni, strumenti, plug-in e campioni, introducendo alcune migliorie che puntano a farti trovare tutto più velocemente e organizzare meglio i tuoi contenuti. La parola d’ordine qui è semplicità e personalizzazione. La novità più visibile è il pannello Quick Tags: adesso in cima al Browser puoi vedere, aggiungere e modificare tag (etichette) personalizzate per i tuoi contenuti. Hai presente quando vuoi raggruppare suoni simili o mettere da parte i tuoi preferiti? Ora puoi assegnare tag tipo “Kick”, “Atmosfera”, “Favorito”, “Da mixare” ai tuoi sample, clip, preset ecc., e poi filtrarli al volo cliccando sulle etichette. Queste Quick Tags compaiono ben visibili sopra l’area di ricerca, quindi usarle è immediato: niente più scuse per non tenere un po’ di ordine nella marea di suoni sul disco! Immagina di poter vedere con un colpo d’occhio tutti i suoni di bassi che hai taggato come “Acid” o tutti i preset che hai contrassegnato come “Pad sognante” – ti assicuro che riduce di molto il tempo perso a pensare “dove cavolo avevo quel suono figo?” e ti mantiene nel flow creativo.
Ableton ha anche semplificato la Filter View del Browser. Prima c’erano diverse sezioni espandibili (Categorie, Places…) e poteva diventare un po’ confuso, specie se avevi molte cartelle personalizzate: ti ritrovavi a scrollare tra mille voci. Ora l’interfaccia è più pulita: le funzioni di filtro (per categoria, tipo di file, ecc.) sono state rese più immediate e visibili, così non ti trovi caratteristiche “nascoste” dietro menu nascosti – insomma, meno click per arrivare dove vuoi. Ad esempio, c’è un’unica sezione All (Tutti) dove puoi vedere tutto come lista piatta, e quando cerchi qualcosa i risultati ora sono organizzati meglio (tra l’altro, piccola chicca tecnica: i dispositivi nativi di Live e quelli Max for Live ora compaiono prima dei plugin VST nei risultati di ricerca, così trovi subito i device interni se li cerchi per nome, invece di scorrere tra plugin di terze parti col nome simile).
Un altro tocco di personalizzazione molto carino: adesso puoi assegnare icone colorate alle etichette e alle cartelle utente nel Browser. Ci sono varie iconcine tra cui scegliere – ad esempio un’icona diversa per la cartella dei tuoi kick, una per i synth, una per i progetti live set, ecc. – e anche le Label (che credo siano le collezioni o macro-categorie personalizzate di Live) possono avere queste icone. È un dettaglio estetico, ma sai che ti dico? Quando hai una libreria enorme, anche riconoscere visivamente una cartella dal simbolo aiuta il cervello a orientarsi più in fretta. Io ho messo un’icona col piccolo drum machine sulla mia cartella di drum samples, e ogni volta la becco al volo. Piccoli piaceri nerd.
Infine, hanno migliorato la visualizzazione dei metadati: ora il Browser ti permette di vedere più colonne di informazioni contemporaneamente. Quindi ad esempio, nella vista dei file, puoi avere la colonna Nome, la colonna Date Modified (data di modifica) e magari la colonna Tipo o Durata tutte in una schermata larga, senza dover scegliere quale info vedere. Questo è fantastico per ordinare e filtrare: vuoi ordinare i campioni per data per trovare gli ultimi scaricati? Ora puoi farlo e al contempo vedere i nomi completi e le durate senza perdere nulla. Anche la sezione Places (dove hai le tue cartelle aggiunte) adesso funziona meglio in multi-colonna, eliminando quell’effetto di liste lunghe e strette che avevamo prima.
In sintesi, il nuovo Browser di Ableton Live 12.2 è stato progettato per farti lavorare meno e creare di più. Ti metti a cercare un suono e in un attimo l’hai trovato, taggato, e sei pronto a trascinarlo nella tua traccia. Addio agli interminabili minuti a scorrere cartelle e sub-cartelle mentre l’idea musicale magari scappa: con Quick Tags e compagni hai tutto sotto controllo. Organizzare la libreria può sembrare noioso, ma Ableton sta cercando di renderlo talmente semplice e integrato nel tuo flusso che quasi non te ne accorgi – etichetti al volo e continui a produrre senza interromperti. Credimi, dopo aver provato queste novità del browser, tornerai su Live 12.1 o 11 e ti sembrerà di navigare nel passato remoto!
Bounce to New Track: rimbalza audio e MIDI in un click
Questa è una funzione che molti di noi aspettavano da tempo immemore e finalmente è realtà: Bounce to New Track. In soldoni, Ableton Live 12.2 ora ti permette di rimbalzare (cioè esportare internamente) uno spezzone di traccia in audio, direttamente dentro il progetto, con due clic. E lo fa sia per tracce MIDI che audio, includendo tutti gli effetti applicati. Non dovrai più fare il giro lungo di freeze + flatten (congelare + appiattire) o registrare l’output su un’altra traccia in realtime: adesso puoi semplicemente selezionare una clip o una porzione di timeline su una traccia, scegliere “Bounce to New Track” et voilà – Ableton creerà automaticamente una nuova traccia audio con dentro l’audio rimbalzato di quella selezione, già perfettamente allineato al posto giusto. Se invece vuoi convertire l’intera traccia in audio, c’è anche l’opzione gemella Bounce Track In Place, che fa apparire l’audio sulla stessa traccia (sostituendo il MIDI originale, un po’ come la funzione di Logic o altri DAW di bounce in place vero e proprio).
Che impatto ha sul tuo workflow? Enorme, ti assicuro. Creativamente, ti incoraggia a usare di più la tecnica del resampling e a sperimentare. Ad esempio: hai un synth con mille effetti che suona una melodia interessante ma vuoi provare a manipolarla ulteriormente? Fai un bounce veloce di quella clip in audio, e poi con la clip audio puoi sbizzarrirti: reverse, tagliare e incollare pezzi per fare glitch, pitch shifting, granular… tutte cose che in MIDI o sul volo potevano essere macchinose, ora le fai senza sforzo perché hai l’audio bello pronto. E la cosa bella è che il tuo originale MIDI con il synth resta intatto (se usi Bounce to New Track): puoi sempre mutare l’originale e tenertelo come backup, oppure duplicare e fare più bounce su più tracce per creare varianti differenti. Io lo vedo utilissimo anche per creare transition effect: prendi l’ultima battuta di un vocal o di un pad, fai bounce, e poi lo riverberi al 200% e lo reverse – classico trucco per creare un risucchio prima di un drop – prima dovevi esportare quella battuta manualmente o registrarla, adesso è letteralmente questione di secondi, interamente dentro Live.
Tecnicamente, Bounce to New Track snellisce il flusso di lavoro soprattutto in fase di mix e arrangiamento. Se il tuo progetto inizia a diventare pesante per la CPU, rimbalzare alcune tracce MIDI in audio (magari strumenti virtuali molto avidi di risorse, o catene di effetti complesse) ti permette di alleggerire il carico e lavorare più fluido, senza dover archiviare versioni diverse del progetto. È comodissimo anche per “congelare” certe scelte creative: sai quando hai 10 plugin in serie su un suono e temi di perderti in continui tweak? Rimbalza l’audio così come suona ora, e prosegui lavorando sul file audio – psychologically ti aiuta a andare avanti invece di rimanere intrappolato a perfezionare ogni dettaglio all’infinito. Ovviamente, se poi ti serve cambiare qualcosa, hai ancora la traccia originale mutata che puoi riattivare. Insomma, hai la libertà di stampare un’idea e costruirci sopra, senza rimpianti perché l’originale è sempre lì.
Dal punto di vista creativo in studio, questa funzione è un game-changer perché incoraggia un workflow più destrutturato e sperimentale. Prima magari evitavi di cimentarti troppo con editing audio intricati perché “uh, che sbatti dover esportare/importare”… Ora invece puoi fare sound design on the fly: provi un effetto folle su un suono -> bounce -> lo riusi subito in un sampler magari, o lo tagli a tempo per fare un fill. E tutto senza fermare la sessione o aprire tool esterni. Era una di quelle cose che altri software avevano da tempo e in Ableton si sentiva un po’ la mancanza; finalmente c’è e devo dire era ora! Io già so che ne abuserò: ogni volta che avrò un drop o un break importante, finirò per fare bounce di gruppi interi per manipolarli in modi pazzi che prima mi richiedevano troppi passaggi. Preparati a dare un’accelerata al tuo processo creativo con Bounce to New Track – dopo averlo usato qualche volta, ti chiederai come hai fatto senza finora.
Novità per Push: Expressive 16 Pitches e Follow Actions ti mettono il palco in mano
Se sei un felice possessore di Ableton Push (soprattutto il nuovo Push 3 con funzionalità standalone e pad espressivi), Live 12.2 ti farà sorridere anche qui. Questo aggiornamento infatti porta delle novità anche su Push, in particolare per quanto riguarda la composizione e performance direttamente dall’hardware. Due spiccano su tutte: la modalità “Expressive 16 Pitches” e il supporto nativo alle Follow Actions su Push. Vediamo perché sono importanti.
Expressive 16 Pitches è una nuova modalità di pad che ti consente di suonare melodie su 16 pad usando suoni di batteria o qualsiasi one-shot. In pratica, trasforma la griglia 4x4 dei pad (tipicamente usata per il Drum Rack) in una sorta di tastiera su più ottave: invece di avere 16 suoni diversi di batteria, attivi questa modalità su, ad esempio, un singolo sample, e i pad rappresentano 16 intonazioni diverse di quel suono distribuite su più ottave. Hai quindi la possibilità di prendere un suono qualsiasi – un kick, un vocal chop, un colpo di synth isolato – e suonarlo tonalmente come fosse uno strumento melodico, direttamente dai pad di Push. Fin qui, potresti dire, nulla di troppo rivoluzionario (già con il 16 Velocities o pitch mode si poteva in parte): ma il bello sta nell’aggettivo Expressive. Grazie ai pad sensibili del Push (sul Push 3 sono full MPE, sul Push 2 comunque hai aftertouch polifonico), quando usi 16 Pitches puoi aggiungere espressione a ogni nota suonata. Ciò significa che puoi fare bending, slide o modulazioni tenendo premuto il pad e variando la pressione o la posizione, proprio come faresti su una pitch-bend wheel o su un controller espressivo – solo che lo fai per ogni nota individualmente. Il risultato: suoni la melodia di un bassline utilizzando un sample di kick? Puoi farci un glissato tra note semplicemente strisciando sul pad; usi un suono di tabla come strumento melodico? Puoi dare micro-bending per imitare lo stile esecutivo reale. Insomma, Expressive 16 Pitches apre un territorio nuovo per chi compone con Push: non sei più limitato a suonare melodie solo con strumenti convenzionali su tastiera, ora ogni suono può diventare uno strumento espressivo sotto le tue dita. Immagina che potenziale per creare lead particolari o linee di basso super personalizzate a partire da timbri inusuali!
Passando alle Follow Actions su Push: finalmente Ableton ha colmato una lacuna. Le Follow Actions (azioni di seguito) sono quelle impostazioni che puoi dare alle clip perché attivino automaticamente altre clip dopo un certo tempo o con certe probabilità – molto usate per generare arrangiamenti semi-casuali, fill automatici, variazioni di loop etc. Finora erano una cosa da impostare sul computer, col mouse, entrando nelle proprietà clip. Con Live 12.2, queste diventano accessibili direttamente da Push. Cosa significa? Che mentre performi o componi con Push, puoi programmare e attivare le Follow Actions senza toccare il laptop. Ad esempio, puoi fare in modo che un certo clip di batteria suonando dal Push faccia partire automaticamente un fill dopo 4 loop, il tutto dal menù di Push (presumibilmente sul display vedrai le opzioni di follow e potrai assegnarle con i knob). Oppure far sì che due clip si alternino casualmente per creare variazioni, il tutto standotene concentrato sul controller. Per la composizione live e l’improvvisazione, questo è oro puro: ti consente di strutturare un brano o un live set in maniera molto più fluida e dinamica, perché puoi predisporre cambi di scena o variazioni al volo. Penso a quando suono con Push: ora potrò farmi delle progressioni di scene che si susseguono con follow actions e triggerarle lì sul momento, costruendo arrangiamenti al volo senza dover pianificare tutto anticipatamente o smanettare sul PC. Ti dà un senso di completezza: stai lì sul Push e hai veramente controllo quasi totale sul set.
Ma non è finita: Live 12.2 porta su Push anche altre cosine utili. Ad esempio, ora hai accesso completo al Groove Pool dal Push – quindi puoi regolare lo swing/groove delle clip direttamente dall’hardware, perfetto per aggiustare il feel ritmico mentre jammi. Oppure puoi usare le nuove Tuning Systems (il sistema di accordature alternate e microtonali introdotto in Live 12) anche da Push, selezionando scale e temperamenti esotici senza bisogno del mouse. E, ciliegina sulla torta, su Push adesso trovi anche il device External Audio Effect (finalmente!), quindi se usi outboard esterno puoi inserire e controllare il routing verso effetti hardware comodamente dallo schermetto di Push, integrando ancor di più l’esperienza ibrida hardware/software.
In sintesi, per chi crea con Push, queste novità significano meno dipendenza dallo schermo e un flusso ancora più concentrato sull’hardware. Puoi letteralmente comporre un pezzo intero dal Push: scegli suoni, registri melodie espressive con 16 Pitches, metti in fila le clip e le scene e gli dici come seguirsi con le Follow Actions, applichi groove, fai bounce (eh sì, puoi fare il Bounce to New Track anche direttamente da Push, pensa che comodità mentre lavori standalone o comunque lontano dal computer). Tecnicamente è un passo avanti perché riduce i tempi morti e le interruzioni: rimani “sul pezzo” con le mani sul controller, e la macchina fa tutto quello che serve sotto. Creativamente, è liberatorio: se sei abituato a suonare con Push come strumento, ora hai ancora meno motivi per interromperti. Sei in flow sul Push, hai un’idea nuova? Non devi mollare tutto per impostare quella follow action al computer o bounceare una traccia – lo fai e basta, e continui a sentirti in jam. Ableton sta chiaramente spingendo verso un’esperienza sempre più hands-on e immediata, e queste integrazioni in Live 12.2 per Push ne sono la prova. Se hai Push 3, poi, con l’espressività aumentata dei pad, direi che c’è da divertirsi parecchio: io personalmente non vedo l’ora di trasformare ogni singolo suono bizzarro in uno strumento con Expressive 16 Pitches e di sperimentare strutture generative con le Follow Actions live durante i miei set.
Altre piccole novità di Ableton Live 12.2
Oltre alle grandi feature di cui ti ho parlato, Ableton Live 12.2 include anche una serie di migliorie minori e correzioni che, sommate, contribuiscono a rendere il software più solido e piacevole da usare. Ecco alcune di queste chicche extra da tenere d’occhio:
• Effetti armonici intonati: dispositivi come Spectral Resonator e Resonators ora rispettano la scala e l’accordatura impostata nel Set. Ciò significa che se stai usando, ad esempio, lo Spectral Resonator per aggiungere risonanze a un suono, queste saranno intonate col brano secondo la scala scelta, evitando dissonanze indesiderate. Una piccola aggiunta che fa una grande differenza quando cerchi di mantenere tutto musicalmente coerente.
• Scorciatoie per le automazioni: finalmente disegnare e modificare automazioni diventa più veloce grazie a nuove shortcut da tastiera. Ora puoi aggiungere un punto di automazione esattamente dove sta suonando la testina con una combinazione rapida, o regolare i breakpoints in modo più intuitivo. Se hai invidiato gli utenti di altre DAW per la velocità con cui gestivano le automazioni, adesso anche Live chiude il gap: meno clic ripetitivi e più fluidità nel plasmare i tuoi fade e filtri nel tempo.
• Ottimizzazioni e stabilità: sotto il cofano, Live 12.2 porta con sé diverse ottimizzazioni delle performance. Ad esempio, la gestione della memoria è stata migliorata, così lavorare con progetti molto grossi (pieni di tracce, clip e plugin) dovrebbe risultare un po’ più leggero in termini di RAM occupata. Sono stati risolti vari bug segnalati dagli utenti nelle versioni precedenti e nella beta (da piccoli glitch grafici a crash rari con plug-in particolari). Tutto ciò si traduce in un’esperienza più stabile e affidabile – perché nulla uccide la creatività come un crash improvviso o un progetto che fatica a girare.
Insomma, Ableton non si è limitata ai fuochi d’artificio delle feature principali, ma ha anche limato e rifinito l’esperienza d’uso complessiva. Magari queste cose non fanno titolo da sole, ma quando passerai qualche settimana su Live 12.2 ti accorgerai che tutto scorre un po’ meglio: qualche inceppamento in meno, qualche “oh finalmente l’hanno aggiustato” in più. Sono quei dettagli che ti fanno sentire che il software cresce insieme alle esigenze della community.
Conclusione: creatività al potere!
Che dire, amico mio: questo Ableton Live 12.2 è un aggiornamento bello corposo! Abbiamo visto come le principali Ableton Live 12.2 novità – dal rinnovato Auto Filter, al dispositivo Expressive Chords, ai potenziamenti di Meld e Roar, fino al Bounce to New Track e alle nuove possibilità con Push – lavorino tutte in sinergia per darci più potenza creativa e più velocità nel realizzare le nostre idee. Personalmente, sono super entusiasta di mettere le mani su queste funzioni: mi immagino già a creare transizioni pazze con Bounce to New Track, o a passare un pomeriggio a far “parlare” un synth con il filtro Vowel, o ancora a vedere dove mi portano quelle progressioni di Expressive Chords magari abbinate a un bel beat fatto tutto su Push senza guardare lo schermo. Ableton dimostra di ascoltare i suoi utenti, consegnandoci sia miglioramenti di workflow che strumenti per spingere la nostra musica un passo oltre a livello di suono ed espressività.
Ora la palla passa a te: quale di queste nuove funzioni ti intriga di più e non vedi l’ora di provare nel tuo studio? È il filtro formato Vowel che ti fa gola per dare voce ai tuoi synth, oppure la comodità del Bounce immediato ti rivoluzionerà la vita? O magari sei curioso di comporre in modo tutto nuovo con Push e i suoi 16 pad melodici? Fammelo sapere – sono davvero curioso di sentire come queste novità accenderanno la tua creatività! Buona musica e buon divertimento con Ableton Live 12.2, bella vez!
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